Siamo nel mezzo della Terza rivoluzione industriale che nasce dall’internet delle cose e che ci permetterà di liberarci dall’egemonia economica e decisionale delle multinazionali.
Nell’ultimo decennio milioni di consumatori si sono trasformati in “prosumers” (produttori e consumatori) e hanno iniziato a produrre e condividere musica, video, nozioni, libri, trasformando per sempre l’industria discografica, editoriale e del turismo.
Ma la rivoluzione è appena cominciata. Sarà finalmente possibile tornare a rispettare la natura, appianare gli squilibri nella distribuzione della ricchezza, essere veramente liberi di scegliere cosa consumare in tutti i settori merceologici. Cerchiamo di individuarne alcuni:
-
Energia sostenibile per tutti
Coloro che hanno trasformato le loro abitazioni e le sedi delle loro attività in microcentrali capaci di raccogliere sul posto energia rinnovabile, si ripagheranno la spesa dell’istallazione degli impianti solari o eolici in breve tempo grazie al risparmio sulla produzione di elettricità. Non solo: in un prossimo futuro saranno in molti a monitorare il consumo di energia nei propri stabili, ottimizzarne l’efficienza e cedere ad altri l’elettricità verde in eccesso attraverso la sempre più articolata Internet dell’energia.
-
Tutti prosumers con le stampanti 3D
Centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo sono già impegnate nella produzione in proprio di oggetti tramite stampa 3D, sfruttando software gratuiti ed economici materiali riciclati. Molte start-up sfruttano queste nuove tecnologie e si prevede che nel 2020 i prosumers saranno in grado di scambiarsi prodotti fabbricati con stampanti 3D in Commons collaborativi, sfruttando materiali riciclati e riducendo i costi di trasporto. Arte, oreficeria, architettura, design, ortodonzia… sono solo alcuni dei settori che si stanno velocemente trasformando e su cui si può puntare per uscire dalla crisi.
-
Condidere e risparmiare
Milioni di persone stanno già trasferendo parti o segmenti della loro vita economica dai mercati capitalistici al Commons collaborativo globale. I prosumers non si limitano a produrre e condividere informazioni, energia, oggetti fabbricati con stampanti 3D in Commons collaborativi a costo marginale quasi zero. Condividono tra loro anche automobili, case e persino vestiti, attraverso siti di social media, strutture per facilitare i noleggi, club di ridistribuzione e cooperative.
Ogni veicolo noleggiato in car sharing toglie dalla strada 15 automezzi di proprietà. Allo stesso modo milioni di persone che possiedono una casa o risiedono in un appartamento mettono oggi in condivisione le loro abitazioni con milioni di viaggiatori, tramite efficientissimi servizi online. Al “valore di scambio” sul mercato si va sempre più sostituendo il “valore della condivisione” nel Commons collaborativo. -
Economia democratizzata
Grazie alla trasformazione del metodo di lavoro e di produzione sempre più a carattere distribuito e paritario dell’Intenet delle cose, milioni di piccoli soggetti saranno messi in condizione di cooperare in Commons collaborativi, instaurando economie di scala laterali.
Questa fondamentale trasformazione tecnologica del modo in cui l’attività economica è organizzata e portata a dimensioni di scala prelude a un grande mutamento nel flusso del potere economico, che dalle mani di pochi soggetti passerà a quelle delle masse, con conseguente democratizzazione della vita economica. -
L’internet dei trasporti
Molti dei prodotti potranno essere trasportati da veicoli senza conducente, alimentati da energia rinnovabile, pianificati e supportati da un sistema condiviso della logistica. Anche questa piccola rivoluzione contribuirà a bypassare gli ultimi intermediari della catena di produzione, riducendo i costi marginali aziendali.
La produttività non diminuirà, anzi…
Gli incrementi di produttività della Terza rivoluzione industriale supereranno quelli della Prima e della Seconda. Secondo le previsioni della Cisco Systems, nel 2022 l’Internet delle cose genererà risparmi ed entrate per 14.400 miliardi di dollari.
Uno studio della General Electric pubblicato nel novembre 2012 conclude che nel 2025 i guadagni di efficienza e produttività resi possibili da una struttura Internet industriale intelligente potrebbero interessare tutti i settori economici, investendo “circa metà dell’economia globale”.
E in Italia?
La presidenza italiana del Consiglio europeo riuscirà a guidare l’Europa sulla via di una nuova era economica? Intanto dovremmo iniziare da noi, con la trasformazione dell’economia italiana attraverso la coesione di Stato, industria e società civile in un organico programma economico di lungo periodo e in un piano d’azione che punti a fare del paese un’autentica vetrina della nuova Europa digitale.
Ci sono alcuni indizi che ci fanno ben sperare: il Maker Faire di Roma di quest’anno ha messo in luce le nostre capacità, la creatività che ci contraddistingue e la volontà di cambiare direzione.